Lucia Cartoni Digital Photographer


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Ricordi dinfanzia

“Lucia, dove sei? Non ti vedo! Stai giocando? Attenzione alle statuine di papà, lo sai che ci tiene, vero?” Una voce familiare pervade questi oggetti. Ricordi, pensieri che si intrecciano con i confini di un giocattolo, di una statua, di un arnese. La memoria gioca strani scherzi, a volte. Basta ritrovare in un vecchio baule uno straccio, un vecchio giocattolo consunto, un bicchiere scheggiato e dentro di noi si apre una finestra sempre più ampia, sempre più vivida. Si alza il sipario sul palcoscenico della memoria. I ricordi e gli oggetti sono attori di una commedia in un unico atto. Narrano storie intime, narrano momenti trascorsi in allegria, narrano pianti, forse narrano istanti mai vissuti ma solo sognati. Parlano, comunicano tra di loro. Recitano il ruolo che la nostra memoria ha loro assegnato e questi, da bravi consumati attori, ci restituiscono le emozioni racchiuse, le lacrime e le risa, le carezze della mamma intenta a guardare il babbo mentre plasma la terracotta. Questo lavoro di Lucia sembra uno spezzone di pellicola rubato a questa rappresentazione. Fotogrammi di un film che, meglio della vita reale, sa toccare le corde sentimentali degli spettatori. Il suono della chitarra si intona al rumore della moka; il ticchettio della sveglia scandisce il ritmo della danza di una lontana ballerina, il carillon e il telefono danno voce alle fotografie incorniciate. Ricordi dentro i ricordi, in un contatto temporale che unisce epoche lontane a istanti presenti. Salutano, le bambole. Quasi nel timore di passare inosservate, nel timore di essere dimenticate nella corsa quotidiana verso la realtà. La corsa verso l'orologio, metronomo incontrastabile dei nostri ritmi. “Fermati con noi!” Sembrano recitare i giocattoli, raccontando di una presenza viva, che vede le cose dall’altezza dei bambini. L’unica altezza da cui tutti noi dovremmo guardare il mondo.


Ezio Turus
Docente Dac Fiaf


"Lucia, where are you? Do not you see! Are you playing? Attention to statuettes of Dad, you know that keeps us, right? "A familiar voice pervades these objects. Memories, thoughts that are interwoven with the boundaries of a toy, a statue of a tool. The memory plays strange jokes, sometimes. Just find an old trunk in a rag, an old toy report, a glass and chipped within us a window opens wider, more and more vivid. It raises the curtain on the stage of memory. The memories and the objects are actors in a comedy in one piece. Narrate stories intimate, telling moments spent in joy, telling plant, perhaps telling moments ever lived but only dreamed. Speak, communicate with each other. Read the role that our memory is allocated to them and these, taken from the good players, we return the enclosed emotions, tears and laughter, the caress of the mother intent on watching the father and shapes the clay. This work by Lucia seems a piece of this film stole the show. Frames of a movie, better than real life, knows the ropes touch sentimental viewers. The sound of guitar noise is intones the moka, the ticking of the clock marks the rhythm of the dance of a ballerina far, the carillon on the phone and give voice to the framed photographs. Remember the memories inside, in a contact time connecting distant eras in these moments. Salaam, the dolls. Almost afraid to go unnoticed, for fear of being forgotten in the race to everyday reality. The race to the clock, our undisputed metronome rhythms. "Stop us!" They seem recite toys, telling a living presence, he sees things by reducing child. The only height from which all of us should look at the world.

Ezio Turus
Teacher Dac FIAF


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